Vespa: dai primi passi a Pontedera al modello elettrico

La Vespa è uno degli scooter più famosi del mondo. La sua storia è un saliscendi di emozionanti aneddoti che si perdono negli ultimi 80 anni in Italia

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Antonio Russo

Giornalista Pubblicista

Laureato in Comunicazione e giornalista pubblicista. Dal 2012 è attivo nel mondo del giornalismo online. Amante dell'automotive e del motorsport si divide tra presentazioni di auto, moto e Gran Premi. Cresciuto nel mito di Valentino Rossi e Michael Schumacher spera un giorno di poter raccontare nuovamente le gesta di altri grandi campioni per l'Italia.

Ci sono alcune idee che cavalcano il tempo ed entrano nell’immaginario collettivo come qualcosa di unico e indissolubile. Oggi non riusciamo a immaginare uno smartphone senza parlare di iPhone così come non riusciamo a parlare di scooter senza citare il mito immortale della Vespa. Orgoglio italiano che ha attraversato quasi 80 anni della storia italiana e internazionale. Questo scooter dalle linee sinuose negli anni è riuscito nell’intento di assurgere a vera e propria opera d’arte da esporre nei musei di tutto il mondo.

Basti pensare che oggi la Vespa è un pezzo della collezione permanente della Triennale Design Museum di Milano e del famoso MoMA di New York. In questi quasi 80 anni di storia però il Gruppo Piaggio, papà del famoso scooter, ha avuto il coraggio di non rendere mai questo mezzo statico. Nei decenni, infatti, la Vespa si è innovata ripulendo le proprie linee e adattandosi alle esigenze dei tempi moderni.

Vespa, il primo progetto e le origini del nome

Enrico Piaggio, deciso a creare qualcosa di innovativo nel mondo delle moto decise di affidare i progetti del suo nuovo scooter a Corradino D’Ascanio. Scelta quantomai convenzionale visto che il progettista detestava la moto e sino ad allora si era cimentato nel progettare elicotteri sperimentali. Proprio i vezzi di D’Ascanio portarono quest’ultima alla creazione di una moto a scocca portante, priva di struttura tubulare.

D’Ascanio inoltre, utilizzando le proprie conoscenze aeronautiche adottò per lo scooter una sospensione ispirata a quella dei carrelli degli aerei. Anche lo stesso motore della Vespa sfruttava questa esperienza pregressa del progettista. Spostò poi il cambio sul manubrio. Infine si assicurò che il modello della seduta ricalcasse quello di un uomo in poltrona per renderla più comoda possibile su lunghi tratti. Fu così che a Pontedera, nell’aprile del 1946, nacque il primo prototipo della Vespa.

Proprio questo nome, poi entrato nell’immaginario collettivo a livello mondiale, ha un origine abbastanza incerta, che sfocia nella leggenda. Una delle versioni più famose però vuole che questo nome le fosse stato attribuito proprio da Enrico Piaggio che a quanto pare ascoltando il ronzio del motore unito all’aspetto visivo del prototipo abbia esclamato: “Sembra una vespa”. Come dicevamo però l’origine del nome dello scooter è spesso sfociata nella leggenda. Proprio per questo, per onestà di cronaca, bisogna ricordare una delle storie che oggi è stata ormai scartata dagli esperti. Secondo una vecchia voce, infatti, il termine Vespa sarebbe stato in realtà l’acronimo di Veicoli Economici Società Per Azioni.

La Piaggio & C. S.p.A. depositò il brevetto il 26 aprile 1946 a Firenze, presso gli uffici preposti. In realtà Enrico Piaggio non puntava a diventare un produttore di moto e scooter. La Vespa, infatti, doveva solo essere un mezzo per permettere all’azienda di uscire fuori dall’inevitabile crisi del dopoguerra che aveva colpito tutte le aziende italiane. L’idea era quella poi di ritornare in seguito ad occuparsi di aeronautica.

Modelli, collaborazioni saltate e nuove amicizie

Enrico Piaggio era così distante dall’idea di lanciarsi nella produzione di moto come prima attività che addirittura arrivò a proporre a Moto Guzzi la distribuzione della Vespa. L’offerta però fu gentilmente declinata da Carlo Guzzi. Lo scooter non ebbe subito il successo sperato, tanto che la vendita dei primi modelli andò così a rilento da spingere alcuni dirigenti del Gruppo a comprare gli ultimi 2 esemplari della versione lusso della Vespa 98.

Il patron della Piaggio però invece di arrendersi decise di collaborare con la Lancia, che ospitò nei propri concessionari il nuovo scooter italiano. Da quel momento cominciò il successo della Vespa. A rendere appetibile questo modello fu soprattutto la presenza della carrozzeria portante che permetteva di avere le parti meccaniche principali sempre coperte. Questo da un lato garantiva al guidatore di non sporcarsi e allo stesso tempo permetteva alla moto di poter resistere anche alle condizioni climatiche più impervie.

Per quanto concerne i modelli ne esistono di diversi tipi. Vespa, infatti, fu prodotta nei modelli 50 cm³ (1963) per permetterne l’uso dai 14 anni e senza patente sino alle 150 e 200 cm³ autorizzate anche per l’autostrada passando per i modelli da 125 cm³ che potevano ospitare anche un passeggero. In generale comunque sono davvero tantissimi i modelli prodotti dalla Casa di Pontedera. Nel 2021, per i 75 anni della casa, è stato annunciato che erano stati venduti sino a quel momento ben 19 milioni di esemplari.

Lambretta, l’avversaria storica

In quegli anni solo un altro scooter poteva fregiarsi del ruolo di nemesi della Vespa: parliamo naturalmente della Lambretta. Prodotta dall’industria meccanica Innocenti di Milano a partire dal 1947, condivideva con lo scooter della Piaggio un motore a 2 tempi funzionante a miscela olio-benzina. A differenza del modello dell’azienda di Pontedera però questa aveva una struttura tubolare più rigida su cui veniva assemblata la carrozzeria.

Lambretta, la storica rivale di Vespa: tutta la storia
Fonte: iStock
Vista laterale di un modello storico di Lambretta, le origini del mito

In particolare nei primi modelli era all’esatto opposto della Vespa con la sua carrozzeria scoperta (dal 1950 arriveranno poi anche i modelli carenati). La Lambretta, che deve il suo nome al fiume Lambro che scorreva accanto agli stabilimenti di produzione dello scooter milanese, rimase in produzione dal 1947 al 1972.

Alcuni problemi economici della famiglia Innocenti portarono l’azienda a vari passaggi di mano sino all’inizio degli anni ’70 quando la catena di montaggio fu acquistata dal governo indiano per 3 miliardi di Lire. La SIL (Scooters of India Limited) continuò a produrre la Lambretta originale sino al 1997. Al momento il marchio è in mano, dal 2017, ad una società  con sede a Lugano che si chiama Innocenti S.A. e che produce ciclomotori marchiati Lambretta avvalendosi della collaborazione degli austriaci della KSR Group.

La Vespa entra nella cultura di massa

Non si può non parlare della Vespa senza pensare all’impatto che ha avuto sulla cultura italiana. Naturalmente il primo rimando che viene subito in mente è quello cinematografico legato al film Vacanze romane. Nella pellicola, infatti, Gregory Peck porta in giro per Roma Audrey Hepburn proprio su una Vespa.

In tempi più recenti però l’iconico scooter ha fatto il suo ingresso anche nel cinema d’animazione. Nel film Disney Pixar “Luca”, uscito nel 2021, ad esempio, la Vespa è al centro della trama. Non è tutto però perché nell’anime FLCL, una Super Special modificata per raggiungere alte velocità è la fedele compagna del personaggio Haruko.

Infine, un altro degli iconici modelli della Vespa, la 50 Special è diventata una canzone scritta e cantata dal gruppo dei Lunapop. Il pezzo, contenuto nell’album “…Squérez?”, segna l’esordio musicale del frontman della band, Cesare Cremonini.

Il futuro parla già elettrico, con un tocco di Primavera

Come dicevamo però Vespa ha sempre saputo innovarsi per restare al passo con i tempi. Anche in questo caso quindi, per seguire il trend del momento che va verso una mobilità sostenibile, lo scooter si è reiventato nuovamente. Nel 2017, infatti, in occasione dell’annuale Salone dell’EICMA è stata presentata la Vespa Elettrica.

Nuova Vespa Elettrica, dettagli e caratteristiche
Fonte: Ufficio Stampa Piaggio
Vespa Elettrica in ricarica, le novità dello scooter Piaggio

Lo scooter è basato sulla meccanica della Primavera ed ha un motore elettrico con potenza continua di 2 kW con un picco pari a 4 kW. Secondo i dati dichiarati dall’azienda questa Vespa ha un’autonomia di 100 km nella sua versione totalmente elettrica. Quella ibrida, invece, con motore termico a benzina da 100 cc riesce ad estendere la propria autonomia a 250 km complessivi. Per ricaricarla è possibile utilizzare un cavo posto sotto la sella che è compatibile sia con le normali prese a muro che con le colonnine di ricarica. Ricarica prevista in 4 ore.

Sempre ad EICMA nel 2021 è stata presentata anche una versione speciale di questo modello: la Vespa Elettrica RED. Questa nasce dalla partnership tra il Gruppo Piaggio e l’organizzazione no profit di Bono e Bobby Shriver. Alcune parti dello scooter in questo caso sono verniciati di rosso e per ogni esemplare venduto 100 dollari vengono devoluti al Fondo per la lotta all’Aids, la tubercolosi e la malaria.