Quanti km posso fare con le gomme estive nuove

Le nuove gomme estive quanti km dovrebbero percorrere in media? Il produttore Michelin prova a rispondere alla domanda che tutti gli automobilisti si pongono

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Ci sono domande che premono a qualsiasi automobilista. Degli interrogativi ricorrenti, che spingono spesso gli utenti a porsi delle domande specifiche, tipo: “Quanti km posso fare con le gomme estive nuove?”. Una risposta assoluta, in realtà, non esiste, in quanto vanno a influire sulla resa una serie di fattori, alcuni più intuitivi ,altri meno. Tuttavia, grazie alle stime degli stessi produttori è possibile avere un’idea piuttosto precisa a riguardo.

La durata media secondo Michelin

Michelin, tra i principali produttori al mondo, fornisce dei chiarimenti circa la “aspettativa di vita” delle gomme estive. Secondo quanto riferisce sui rispettivi canali ufficiali, in media possono percorrere tra i 30.000 e i 50.000 km. Tuttavia, la resa effettiva è influenzata da diversi fattori, innanzitutto dalla qualità del prodotto. Se di eccellente fattura tenderà, infatti, a durare più a lungo di quelli economici.

Perché farsi i conti in tasca è sì importante, ma sarebbe preferibile adottare una strategia di medio-lungo termine. Affrettarsi a ordinare un modello scontato a prezzi eccessivi (magari su internet, terra delle opportunità), potrebbe rivelarsi una mossa deleteria. Anche qui esistono, infatti, le categorie e si suggerisce, pertanto, di consultare un esperto di settore.

In occasione del suo 50° anniversario, il Touring Club Svizzero ha indicato le migliori gomme estive attualmente in commercio. E come lei una serie di associazioni trattano la materia, tra cui spiccano la tedesca ADAC (Allgemeiner Deutscher Automobil-Club), la britannica RAC (Royal Automobile Club) e la statunitense Consumer Reports.

Un secondo fattore da porre in debita analisi sono le condizioni stradali, giacché guidare su sentieri dissestati o con buche è potenzialmente capace di danneggiare le gomme e ridurne la durata. Inoltre, compete al guidatore la responsabilità di mettere in atto uno stile al volante rilassato, privo di strappi, manco si trovasse a correre in un Gran Premio di Formula 1.

Applicare una condotta aggressiva, con frenate e accelerazioni brusche, incrementa l’usura. Infine, è opportuno controllare la pressione in modo regolare, e l’allineamento delle ruote contribuisce a prolungare la vita degli pneumatici.

Per il portafoglio e l’ambiente

Esistono essenzialmente due motivi per far durare più a lungo gli pneumatici: salvaguardare l’ambiente ed evitare spese inutili. Il Pianeta ci ha già inviato a più riprese degli SOS, e il recente cambiamento climatico conferma l’impressione generale. Secondo quanto comunicano gli esperti ecologisti, l’uomo è chiamato a cambiare il suo comportamento, altrimenti il futuro, nostro e quello delle prossime generazioni, è a serio repentaglio. Ridurre il consumo di pneumatici significa diminuire l’impatto derivato dalla loro fabbricazione e smaltimento.

Inoltre, sostituire le “calzature” in maniera troppo prematura determina un costo superfluo. Condurle al limite legale consente, quindi, di contenere il budget dedicato alla manutenzione del veicolo. Una questione, anche parecchio attuale, data l’inflazione galoppante, abbattutasi pure sulle tasche degli italiani. Ma ciò, ovviamente, non giustifica porre in pericolo la sicurezza propria e degli altri utenti della strada.

Per la stessa ragione, il legislatore italiano punisce chi mantiene un kit invernale con una sanzione da un minimo di 422 euro a un massimo di 1.695 euro, il ritiro della carta di circolazione e l’obbligo di revisione auto.

Le buone norme per il mantenimento

Per far durare a lungo le gomme estive, ci sono una serie di pratiche valide, raccomandate dagli stessi specialisti. Riprendendo il discorso fatto in precedenza, sarebbe bene monitorare periodicamente la pressione, almeno una volta al mese. Dopodiché, sarebbe il caso di evitare gli urti. Un atteggiamento cauto, atto a riconoscere anticipatamente l’eventuale presenza di buche e marciapiedi, gioverà di certo.

È poi buona norma conservare le gomme in un luogo fresco, asciutto e al riparo dalla luce solare diretta, specialmente laddove rimangano inutilizzate a lungo. I raggi UV tendono, infatti, a danneggiare la struttura chimica, provocando rotture o screpolature. Ciò si traduce in una compromissione dell’integrità del prodotto.

Non meno importante è il fatto che aumenta la durezza dello pneumatico, a fronte di una minore flessibilità, riducendo la capacità di aderenza al suolo. Ne deriva una maggiore propensione agli incidenti, soprattutto in condizioni di bagnato o di neve. Il celere processo di invecchiamento causa più fragilità e la sostituzione è più frequente.

Infine, è possibile un aumento di temperatura, rendendo, quindi, concreto il rischio di deformità della gomma e, nelle circostanze estreme, addirittura la sua esplosione. Ergo, l’auto andrebbe parcheggiata in garage o sotto un albero, al fine di proteggerla dalla luce solare diretta. Sennò bisognerebbe adoperare dei teli copriruota per proteggerle dal sole.

Poiché prevenire è sempre meglio che curare, Michelin invita a recarsi in un centro qualificato per identificare eventuali problemi e usura anomala in tempo utile, onde evitare che la situazione degeneri.

Al di là del chilometraggio, provvedere al cambio delle gomme è importante in presenza di tagli, rigonfiamenti o crepe. Il legislatore italiano prevede che il battistrada abbia una profondità minima di 1,6 mm. In commercio esistono degli appositi indicatori dell’usura, oppure il gommista di fiducia sarà perfettamente in grado di svolgere il servizio, anche se, ovviamente, determinerà una spesa. In caso di dubbi o incertezze, è comunque preferibile chiamare in causa un professionista del settore.

A prescindere dai chilometri percorsi, è consigliabile procedere al cambio dopo 10 anni dalla data di produzione. L’anno è riportato sul fianco dello stesso pneumatico, di solito tramite un codice alfanumerico, denominato DOT.

Benché sia un sistema americano, acronimo di Department of Transportation (l’equivalente del nostro ministero dei Trasporti), esso è ormai diventato uno standard internazionale per la marcatura. Le ultime quattro cifre identificano la settimana e l’anno di realizzazione. A ogni modo, il suo principale scopo è quello di consentire di tracciare la storia del prodotto, ad esempio in caso di richiamo da parte del costruttore.

Pure in assenza di usura, le gomme subiscono un processo di invecchiamento che ne compromette le prestazioni e la stabilità. In seguito a un periodo prolungato, superiore ai dieci anni, tendono a diventare più rigide e fragili, con una conseguente riduzione del grip, in particolare in condizioni di bagnato e di frenata. Si somma il rischio di screpolature e di delaminazione del battistrada, con possibili conseguenze gravi per la sicurezza di chi guida.