Autostrade per l’Italia è una società per azioni che, nata come società pubblica, è stata poi privatizzata a partire dal 1999 finendo tra le mani dei Benetton. In seguito ai noti fatti del crollo del Ponte Morandi, l’azienda è finita nell’occhio del ciclone dell’opinione pubblica. Per questo motivo il 31 maggio 2021 è tornata ad essere statale. Naturalmente in questi anni l’Italia è dovuta intervenire in vari modi, con leggi ad hoc, per gestire al meglio la situazione autostrade.
Lo scorso 11 dicembre è arrivata l’approvazione della nuova riforma delle concessioni autostradali. Le norme, contenute nel ddl Concorrenza puntano a molte novità. Come spiegato dal vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, l’obiettivo è quello di dare tranquillità e stabilità, ma soprattutto di creare una situazione di equilibrio per quanto concerne i pedaggi, che oggi presentano dislivelli da regione a regione.
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Saltati gli aumenti su pedaggi e concessioni
Il ddl è stato approvato lo scorso 11 dicembre dal Senato, ma non ha determinati i tanto temuti aumenti ai caselli. Per prima cosa il testo ha trattato il tema spinoso della concorrenza. Le concessioni in futuro, infatti, non potranno superare i 15 anni (la precedente società l’ha gestita per 22 anni). Al termine di tale lasso di tempo bisognerà poi indire una gara per l’eventuale rinnovo o affidamento a nuovo soggetto. Sono previste deroghe qualora vi siano degli investimenti green. Allo stesso modo, qualora vi fossero situazioni particolari come ad esempio gravi inadempienze da parte del concessionario, possono essere revocate. Le concessioni dovranno, inoltre, sempre essere affidate dal ministero dei Trasporti tramite una gara. In alcuni casi però, dove sarà permesso, ci potrà essere anche l’affidamento diretto o in house, ovvero a società di gestione pubblica.
Non vi sarà il pedaggio unico nazionale, come si era vociferato invece nei mesi scorsi. Nicola Zaccheo, presidente dell’Autorità di regolazione dei trasporti, aveva attaccato l’idea facendo presente come ad esempio la Francia, unico Paese europeo che aveva attuato una misura simile, avesse poi fatto marcia indietro.
Bocciato il nuovo piano tariffario
Sarebbero dovute essere essere applicate delle nuove tariffe per determinare maggiori investimenti e per mettere in sicurezza la viabilità. Per fortuna per gli automobilisti non vi sarà un incremento dei costi dei pedaggi. Qualche mese fa l’a.d. di Autostrade, Roberto Tomasi, aveva offerto rassicurazioni sul tema. Già il nuovo Codice della Strada prevede diverse novità come ad esempio la sospensione della patente. Quantomeno è saltato l’incremento dell’1,8% per il 2025 delle tariffe autostradali corrispondente all’indice di inflazione programmato nel Piano strutturale di bilancio 2025-2029. La manovra non è andata a buon fine.
Il Codacons ha annunciato che “qualsiasi incremento delle tariffe dei pedaggi sarebbe stato ingiustificato e avrebbe rappresentato un danno per milioni di cittadini. Al momento non si assiste infatti ad un miglioramento del servizio reso all’utenza in grado di giustificare eventuali rincari dei pedaggi: numerose tratte autostradali presentano ancora forti criticità, tra cantieri infiniti, rallentamenti, e disagi quotidiani per gli automobilisti, con i pendolari che subiscono lunghi tempi di percorrenza. In tal senso riteniamo positiva la decisione del governo di invitare i relatori a ritirare l’emendamento, e crediamo che solo in presenza di un concreto miglioramento della rete e dei servizi possa essere riconosciuto ai gestori un aumento dei pedaggi“.