Ferrari ha deciso: pagamenti in Bitcoin

Nei concessionari degli Stati Uniti è già possibile acquistare una Ferrari in criptovalute: presto i pagamenti in Bitcoin saranno accettati anche in Europa

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Alessandra Caraffa

Esperta di automotive

Laureata in filosofia, è SEO Copywriter e Web Editor. Si occupa principalmente di mondi digitali e prospettive future - anche in ambito di motori.

Ferrari accetterà pagamenti in Bitcoin, ether e USDC. Per ora la novità riguarda i concessionari del Cavallino Rampante negli Stati Uniti: la maggioranza di loro ha già aderito ai pagamenti in criptovalute, e a ben vedere la decisione di Ferrari è arrivata proprio su esplicita richiesta dei venditori d’Oltreoceano. I clienti facoltosi cui si riferisce il brand italiano, infatti, sono cambiati. E oggi, a potersi permettere una Ferrari, non sono soltanto vecchi uomini d’affari col portafoglio pieno, ma anche giovani investitori “che hanno costruito la loro fortuna attorno alle criptovalute”.

Lo ha spiegato a Reuters Enrico Galliera, Chief Marketing and Commercial Officer di Ferrari, che difende la scelta nonostante le criticità legate al mining delle crypto, un’attività che da sola consuma più energia di intere nazioni. Tesla, va ricordato, aveva introdotto i pagamenti in criptovalute nel 2021, ma dovette rinunciare proprio sulla scorta delle critiche relative al mining.

Ferrari accetterà pagamenti in criptovalute Bitcoin, ether e USDC

I facoltosi clienti di Ferrari stanno cambiando: molti di loro, a quanto pare, hanno investito in criptovalute, e almeno negli Stati Uniti hanno mostrato la volontà di poter acquistare la nuova supercar pagandola in valuta digitale. “Alcuni sono giovani investitori che hanno costruito la loro fortuna attorno alle criptovalute“, ha spiegato a Reuters Enrico Galliera, Chief Marketing and Commercial Officer di Ferrari, “altri sono investitori più tradizionali, che vogliono diversificare il loro portafoglio”.

La risposta della Casa di Maranello è stata immediata: la maggior parte dei concessionari Ferrari degli Stati Uniti già accettano Bitcoin, ether e USDC, tra le crypto più diffuse. E gli altri, secondo Galliera, aderiranno presto. La richiesta, d’altro canto, proveniva proprio dai concessionari: è stato il mercato a chiederlo, insomma. E il mercato americano, per Ferrari, è un bacino importante: soltanto lo scorso anno sono state consegnate più di 1.800 supercar nel Nuovo Continente (su un totale, nel 2022, di 13.200 auto vendute).

Galliera non ha fornito stime su quante Ferrari prevede di vendere con l’apertura alle criptovalute, ha chiarito però che il portafoglio ordini dell’azienda è solido e pieno fino al 2025. Sulla questione Bitcoin, spiega il CMO di Ferrari, si tratta anche di testare un universo in espansione: l’apertura alle criptovalute, spiega a Reuters, “ci permetterà di parlare con persone che non sono necessariamente nostri clienti ma che potrebbero permettersi una Ferrari”. I rampanti milionari della Silicon Valley, per esempio.

Il costo è lo stesso, non ci sono commissioni o sovrapprezzi se si paga con le criptovalute“, spiega Galliera. Bitpay si occuperà di convertire istantaneamente i pagamenti in criptovalute ai concessionari Ferrari in valuta tradizionale, per evitare temute oscillazioni di prezzo, e verificherà la provenienza dei pagamenti in modo da garantire che non siano frutto di operazioni illegali o illegittime.

Ferrari e criptovalute: l’annosa questione del mining

La notizia riguarda, per ora, soltanto i concessionari statunitensi di Ferrari. Entro la primavera del prossimo anno, però, la Casa di Maranello prevede di estendere i pagamenti in criptovalute anche ad altri Paesi in cui questo tipo di transazioni sono legalmente accettate, inclusi quelli europei. “L’interesse è lo stesso negli Stati Uniti e in Europa”, ha detto Galliera, “non vediamo grandi differenze”: il discrimine, semmai, è nell’approccio delle singole nazioni alla questione crypto.

La Cina, per esempio, applica forti restrizioni alle criptovalute: nell’estate del 2021 l’estrazione (mining) di Bitcoin venne bloccata in tutta la provincia del Sichuan tagliando l’energia che l’alimentava. Prima ancora, era arrivato il divieto, per banche e società di pagamenti, di convertire criptovalute in valute fiat. Un’ora dopo, Bitcoin aveva perso il 25% del suo valore.

La rigidità cinese in materia di valute digitali non statali (l’e-RMB ha raggiunto, quest’estate, un volume di transazioni pari a 250 miliardi di dollari) rivela una questione spinosa, che potrebbe suscitare critiche e malumori anche nei fan del Cavallino Rampante. L’estrazione di criptovalute, infatti, consuma più energia di intere nazioni come Austria e Portogallo: Tesla aveva introdotto i pagamenti in Bitcoin già nel 2021, ma fu costretta a retrocedere proprio per le forti critiche in tal senso.

C’è da dire, però, che la differenza è sostanziale: da un lato c’è il primo brand che è riuscito a rendere attraente la scelta ecologica su ruote, dall’altro una Casa storica che propone vetture da sogno da 600 CV, e che prevede di lanciare il primo modello elettrico nel 2025. In tal proposito, Galliera ha ricordato che gli operatori crypto stanno compiendo degli importanti sforzi per ridurre consumi ed emissioni di CO2, e ha confermato l’impegno di Ferrari a raggiungere la ‘carbon neutrality’ entro il 2030 lungo tutta la catena di valore.