Maserati, produzione in calo: scatta la cassa integrazione

Maserati ha chiuso un anno molto complicato, registrando una brusca frenata sul mercato. Per questo motivo viene adottata la cassa integrazione

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Tommaso Giacomelli

GIORNALISTA AUTOMOTIVE

Nato e cresciuto a Lucca, laureato in Giurisprudenza a Pisa, sono riuscito a conciliare le due travolgenti passioni per auto e scrittura. Una grande fortuna.

Il 2023 non è stato un anno particolarmente brillante per Maserati. Il Brand di lusso all’interno della galassia Stellantis ha registrato dei numeri al di sotto delle aspettative, che sanciscono uno stato attuale di inaspettata crisi. Tutto questo compromette il percorso del Tridente che vede congelati gli investimenti per il famoso atelier destinato alla personalizzazione dei modelli più esclusivi, nel quartier generale di Modena, del quale si dovrebbe riparlare entro fine anno. Tutto però è ancora al vaglio. Il grande dramma, però, è la cassa integrazione per oltre 220 dipendenti nello stabilimento di Modena, quello che produce la supercar MC20. Questa misura non veniva utilizzata da due anni, ma allora i motivi erano diversi.

La cassa integrazione per Maserati

Il mitico Tridente è in affanno. La cassa integrazione nella storica fabbrica di via Ciro Menotti a Modena è stata programmata, non solo per l’attuale settimana di gennaio, ma anche nel periodo che va dal 5 al 17 febbraio. Questo ammortizzatore sociale non veniva adoperato, come detto, dal settembre del 2021 quando veniva lanciata la nuova gemma della produzione, la MC20, che avrebbe dovuto riportare il Marchio in cima alle preferenze degli appassionati del lusso abbinato alle prestazioni. All’epoca, la cassa integrazione fu una scelta condizionata dall’obbligo di effettuare una riconversione industriale del sito produttivo, oggi la musica è diversa.

Maserati ha visto scorrere un anno con un brusco calo della domanda, anche nei confronti della affascinante MC20, che viene realizzata a Modena nelle due versioni coupé e spider. Non va meglio a Mirafiori, a Torino, dove sono state programmate anche per i lavoratori di quella fabbrica ben tre settimane di cassa integrazione, dal 12 febbraio al 3 marzo. I sindacati modenesi hanno informato le maestranze, la Uilm si è detta preoccupata anche per la maturazione di ferie e permessi nel mese di febbraio. Intanto, il 25 gennaio si terrà un incontro con i rappresentanti dell’azienda, sperando che si possa sbrogliare questa nebulosa situazione.

Il flop del mercato

La frenata del Tridente è figlia di molteplici fattori, ma quello che risalta più all’occhio è il flop registrato all’interno del mercato cinese, vero approdo e punto di riferimento del settore nel quale Maserati gioca la sua partita più importante, rappresentando il 22% delle vendite globali. Inoltre, la gamma del Tridente risulta un po’ stanca e datata in alcuni suoi modelli (certamente non la Grecale Tempesta), mentre la concorrenza riesce ad aggiornarsi con più facilità e tempestività. All’orizzonte, purtroppo, non risplende il sole in modo nitido e ci sarà bisogno di rimboccarsi le maniche per tornare protagonisti in modo assoluto.

Tra l’altro, nel corso dell’anno, aveva fatto scalpore anche la vendita dello stabilimento di Grugliasco, sempre in Piemonte, che ai tempi di Sergio Marchionne come amministratore dell’allora Gruppo FCA, avrebbe dovuto rappresentare il polo del lusso, con Maserati capofila della produzione. L’inaugurazione avvenne nel 2014, mentre la cessione del sito produttivo è stata formalizzata nei mesi scorsi, con la produzione di nicchia del Tridente trasferita a Mirafiori, dove sono previsti – come sottolineato prima – dei periodi di cassa integrazione tra gennaio e febbraio. Chissà cosa riserverà il futuro al prestigioso Brand italiano.