Stellantis, nuovo allarme per il colosso automotive

La produzione Stellantis in Italia registra una flessione nel primo trimestre del 2024 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, allarmando i sindacati

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Il rapporto di “amore-odio” tra Stellantis e l’Italia raschia il fondo per l’ennesima volta da quando Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e PSA Groupe hanno deciso di fondersi nel 2021 in un’unica entità, per recitare un ruolo da protagonisti sul mercato negli anni a venire. In teoria, tutte le parti coinvolte avrebbero avuto di che guadagnarci dall’operazione: più economie di scala, più risorse, più lavoro. Poi, come spesso accade, alla prova del nove emergono le falle del sistema.

Emergono le falle del sistema

Le scelte sacrificali compiute dalla società hanno penalizzato estremamente il Belpaese, in nome di quel profitto perseguito dall’amministratore delegato Carlos Tavares. Di conseguenza, la Panda elettrica nascerà a Kragujevac, in Serbia, lasciando la Pandina a Pomigliano d’Arco, presentata nelle scorse settimane. O, giusto per restare in ambito Fiat, la minicar Topolino è stata delegata all’impianto di Kenitra, in Marocco.

E la nostra penisola? Saluti e tante care cose? Ufficialmente, no. In seguito agli incentivi auto 2024 accordati dal Governo Meloni, lo stesso Tavares aveva ribadito l’obiettivo di produrre un milione di vetture all’anno entro il 2030. Il timore dei sindacati è che le sue parole siano state spese al vento, senza una reale intenzione di tenervi fede.

La tesi degli scettici viene suffragata dagli ultimi dati produttivi diffusi da Fim Cisl relativi allo Stivale. Nel primo trimestre del 2024, le unità fabbricate hanno registrato, infatti, una flessione del 9,8% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. “Se i dati saranno confermati, la produzione del 2024 si attesterà poco sopra le 630 mila unità al di sotto delle 751 mila del 2023 – dichiara il segretario Ferdinando Uliano -. Si allontana l’obiettivo di 1 milione di veicoli”.

I veicoli usciti dalle catene di montaggio sono scesi da 188.910 a 170.415, il che rappresenta un’inversione di tendenza preoccupante, dopo due anni di crescita costante. In particolare, la flessione è marcata relativamente alle auto (-23,8%), mentre i mezzi commerciali sono cresciuti del 28,5%.

Pomigliano d’Arco e Atessa si salvano

Le uniche eccezioni sono costituite da Pomigliano d’Arco, dove la tiratura è aumentata del 26%, e Atessa, che pone fine al perdurante calo da due anni a questa parte. Nello stabilimento di Mirafiori si è esaurito lo slancio della 500 elettrica, reduce da un triennio in cui aveva compensato la persistente riduzione delle Maserati.

Si era mormorato di un’eventuale approdo delle Leapmotor a Torino a partire dal 2025. Pista poi tramontata, giacché gli esemplari cinesi nasceranno in Polonia. Non aveva promesso niente, del resto, Tavares: qualora l’Italia fosse stata l’opzione migliore, allora avrebbero avallato l’idea. Evidentemente non è così. Per rilanciare il complesso la scelta potrebbe ricadere sulla 500 termica, ma, anche qui, ci aggiriamo nel campo delle speculazioni.

Su Cassino e Melfi pesa, invece, il periodo di transizione affrontato. Entrambe le fabbriche attendono di passare alle nuove piattaforme Stla Medium ed Stla Large, rispettivamente attese per la fine del 2024 e la fine del 2025. Fino ad allora, la situazione resterà blanda. “La discussione che stiamo facendo negli ultimi giorni analizzando la situazione e le prospettive di ciascun sito produttivo ed ente, deve trovare risposte positive e concrete che oggi non abbiamo ancora avuto, conclude Uliano.